Fabrizio De André Forum [ Andrè - Analisi Testi - Spiegazione - Anarchia - Testi - Accordi - Canzoni - Musica - Cantautori]

Posts written by Mia Wallaœ

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    Ciao Cimaaaa :D io sono Marianna, tanto piacere
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    Benvenutissimooooo!
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    Una serata all’insegna di musica, solidarietà, divertimento e riflessione, quella che si è tenuta a Monteverde nell’ambito della Kermesse Premio De Andrè. Quattro ingredienti che hanno fatto dell’evento, organizzato da “La Fondazione Insieme per…” e in scena nella affascinante e centralissima Piazzetta del Carmine, una serata riuscita alla grande. Un appuntamento, giunto alla quarta edizione, che ha visto un grandissimo successo di pubblico nonostante la pioggia sia caduta copiosa fino a poche ore prima e nonostante l’ora tarda scelta per l’appuntamento, cominciato dopo la fine della replica de Il Grande Spettacolo dell’Acqua.
    Musica, dicevamo. Su tutti, ovviamente, è spiccata la presenza di Cristiano De Andrè. Il figlio del celebre cantautore genovese, che ha affermato di essere rimasto incantato dallo spettacolo andato in scena sul Lago di San Pietro e che ha deliziato il pubblico con alcuni brani di suo padre (“Marinella”, “Dolcenera”, “Se ti tagliassero a pezzetti”), intervallati da pezzi scritti da lui stesso. Un’autentica ovazione ha accolto Cristiano al momento dell’ingresso sul palco, accanto a Rossella Key, splendida voce del gruppo Mediterraneo.
    Rossella, grande estensione vocale, ottima presenza e grandissima capacità di “tenere” il palcoscenico, si è esibita in alcuni brani in memoria di grandi cantautori italiani scomparsi. Tra le altre, splendide le interpretazioni di “Cara” di Lucio Dalla e di “Io vivrò” di Lucio Battisti.
    Il gruppo Mediterraneo ha invece aperto la serata con un omaggio alla canzone popolare: dalla pizzica salentina alla tarantella del Gargano, affiancato dal gruppo Tarantarte, che ha dato vita a balli tradizionali e popolari. Il tutto ha visto una grandissima partecipazione da parte del pubblico, che ha cantato e avanzato le proprie richieste a De Andrè.
    Il “Premio De Andrè” è stato istituito per dare un riconoscimento a chi si è distinto per i valori di solidarietà e carità cristiana, alla base dell’operato della fondazione presieduta da Padre Angelo Palumbo. E proprio Padre Angelo è stato il destinatario del premio, vista la sua infaticabile e disinteressata attività, quale presidente della fondazione, in aiuto e in sostegno dei più svantaggiati, come mostrato in un video mandato in onda subito dopo la premiazione.
    Le sue parole, nel ricevere il premio, hanno toccato profondamente l’animo dei presenti, che gli hanno tributato un enorme applauso: “Ho ricevuto tanto nella vita da Gesù Cristo – ha affermato Padre Angelo -, spero che anche voi possiate avere da lui tutto quello che desiderate. Ma bisogna amare la vita e seguire il suo esempio: per amore della vita lui è venuto in terra ed è morto in croce”. Precedentemente, Padre Angelo aveva consegnato a Cristiano De Andrè una targa ricordo, che è andata ad unirsi a quella che il sindaco di Monteverde, Francesco Ricciardi, ha consegnato sempre al cantautore genovese a nome della comunità monteverdese.

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    De André, un genoano

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    La squadra del cuore è la colonna sonora della vita. Non cambia mai e ti accompagna sempre. E il Genoa è stato la colonna sonora di uno che, a sua volta, è stato la colonna sonora per tanti: Fabrizio De André. Che fosse genoano si sapeva, ma quanto e come lo fosse lo ha svelato il nostro Tonino Cagnucci nel suo ultimo libro. Si chiama “Il grifone fragile – Fabrizo De André, storia di un tifoso del Genoa” (Limina, 171 pagine, 16.90 euro) e potrebbe essere definito una biografia doppia, perché intreccia due vite: quella del cantautore e quella della sua squadra del cuore. Ma in realtà cercando una categorizzazione non si rende giustizia a un’opera che è un incontro di voci, sentimenti e storie che non possono non coinvolgere anche chi non è del Genoa e chi non è appassionato di De André.

    C’è anche un po’ di Roma, con le parole di Turone e Zigoni. «La maglia del Genoa è una maglia di De André – dice “Zigo” - Ci sono maglie e maglie nel calcio, simboli e simboli. Secondo me tre sono più maglie di altre. Sono le maglie del Genoa, del Tori e della Roma, squadre espressioni del popolo, col rosso dei cuori, con gente sanguigna che se ne innamora». E Faber, figlio di un tifoso del Torino e genoano, se fosse nato a Roma sarebbe stato della Roma. Lo si può affermare con certezza dopo aver letto della sua avversione per la Juventus degli Agnelli («Ho una certa reticenza nell’identificarmi con chi vince»), espressione della logica del profitto, o per il Milan «plutocrate e pluridecorato». Lo striscione “Chi tifa Roma non perde mai” avrebbe potuto idearlo lui, nato nell’ultimo giorno in cui il Genoa è stato primo in classifica e “battezzato” allo stadio in un Genoa-Torino del 1947. «Questa squadra che perde ma che ha con sé la gente». Sul 3-0 per il Torino, all’85’, il Genoa segna due gol e prende un palo. Lui s’innamora dei rossoblù e così inizia questa biografia sì, doppia, ma non duplicata, perché le vite di De André e le vicende del Genoa non solo s’intrecciano, ma diventano la stessa cosa, insieme alle poesie in musica di Faber. Come quella bandiera che sventola in Gradinata Nord col ritratto del cantautore genovese. «Quindi genoano, perché Genova è il Genoa». Sì, sarebbe stato della Roma ma non ne avrebbe scritto un inno, come non lo ha fatto per la sua squadra. «Per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che scrivi, invece il Genoa mi coinvolge troppo». Un insegnamento più che mai attuale per questi tempi romanisti. Perché se una canzone diventa un inno lo decide la gente, non chi l’ha scritto. I genoani hanno scelto la sua “Crueza de’ ma”, che non parla del Genoa ma che è scritta in genovese, quindi in genoano.

    Quanto lo coinvolgesse, lo raccontano Dori Ghezzi, i già citati Zigoni e Turone, Francesco Baccini, il capo storico dei tifosi del Genoa Pippo Spagnolo, un Gigi Riva degnissimo rappresentante dell’altro amore di De André, la Sardegna, e un Paolo Villaggio talmente sampdoriano da non accettare che si parli di De André come di un genoano. Ma scorrendo queste pagine tifose, quindi vere, ci trovi anche Pier Paolo Pasolini e Gigi Meroni (Genoa e Torino, appunto), simbolo di quella libertà che vola sopra a qualsiasi cosa. Anche sopra i vicoli di Genova, dove scorrendo nel libro ti sembra di perderti, o sopra lo stadio Ferraris, dove De André accompagna il Genoa in ogni partita. Non solo lì, perché poi ci sono anche le trasferte con un amico, tale Pinelli, forse anarchico, malato di diabete che ogni tanto deve fermarsi per un’iniezione d’insulina. Fino al “Giugno ’73”, il capitolo più coinvolgente del libro: De André si separa dalla prima moglie e lascia Genova. Ma non poteva lasciare la sua squadra in B e così l’ultima partita allo stadio diventa quella della promozione in A. Poi la separazione. Dalla prima moglie e dal Genoa. Ma non dall’amore. Lo ritroverà in Dori Ghezzi e durante il rapimento ai rapitori chiederà i risultati delle partite dei rossoblù. Il libro è pieno di queste corrispondenze e di veri e propri tesori, come la lettera a Gesù Bambino in cui un giovanissimo Fabrizio chiede una maglia del Genoa e diari che contengono formazioni del Genoa, tabelle-salvezza, l’elenco degli squalificati delle squadre con cui i rossoblù avrebbero giocato la domenica successiva, ogni passo del Genoa annotato in maniera maniacale.
    Tutte le emozioni del tifoso, della persona, del poeta De André crescono e vengono fatte crescere dalla penna dell’autore, la cui abilità è quella di riuscire fin dall’inizio a traccare un percorso da cui è difficile staccarsi. Sia perché coinvolge in maniera totale il lettore, sia perché ti dà la sensazione che tutto sia destinato a compersi all’arrivo. Ed è quasi appagante scoprire che è veramente così nell’ultimo capitolo, struggente ma che ti lascia un retrogusto dolce, di una storia che non è sul calcio ma che non puoi dire che sia “solo” sul calcio. Perché il calcio non è mai “solo” il calcio, è quella «fede laica che nasce da un bisogno infantile ma pure sempre umano». Ce l’ha insegnato Fabrizio De André.

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    Meraviglioso, chissà se mi ci metterò mai
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    @suziefirth dovresti prima presentarti nella sezione "Presentazioni", la prima del blocco
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    Benvenutoooooooo!
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    Benvenuto Alberto :) io sono Marianna!
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    Meravigliosooooooooooo!
    Benvenutissimo!
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    Ti capisco :P
    benvenuto!
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    Ciao Leonardo!
    Benvenuto!
    Non importa quando tu l'abbia conosciuto, l'importante è esserci arrivato
    Qui troverai tutto ciò che serve (e anche quello che non serve) su di lui ;)
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    Quanti Perugini! Benvenuta anche a te Chiara!
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    Benvenuto Franco!
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    Benvenutissimo Saverio!
    Io sono Marianna
    Per qualsiasi cosa basta un fischio!
348 replies since 17/2/2007
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