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il suonatorejones.
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salve ragazzi ho cercato nel forum questa splendida canzone inclusa nell'album Le nuvole (1990) ma non ho trovato nulla a riguardo..... . -
Bubblemoney60.
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Non la conosco granchè..l'ho sentita un paio di volte e non mi ha entusiasmato...come tutto l'album "Le Nuvole" preferisco di gran lunga "Non al denaro ecc.." o "Volume I" . -
il suonatorejones.
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sisi hai ragione quell album è di gran lunga superiore......ma per me rimane uno dei suoi più bei brani. Inoltre è l'unica sua canzone che hà avuto un videoclip . -
Michele 96.
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Mi pare che una volta Faber disse che questa canzone è particolare in quanto aveva scritto la musica dopo, l'aveva cucita sopra le parole. E si sentiva. . -
joni.
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Ecco il testo: SPOILER (clicca per visualizzare)Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano
non fu difficile seguirlo
il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento
riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento
I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare
i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno
la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutti il culo
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista
La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del ‘’tua culpa’’
affollarono i parrucchieri
Nell’assolata galera patria
il secondo secondino
disse a ‘’Baffi di Sego’’ che era il primo
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l’amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro
il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
voglio vivere in una città
dove all’ora dell’aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile
La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
quant’è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare
Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz’oretta
poi ci mandarono a cagare
voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avevate voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo
La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano i segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta
De Andrè ha detto, riferendosi a questa canzone: "Sul finire degli anni '80, la gente aveva perso a tal punto il senso della propria dignità, che si viveva in una specie di limbo, dove nessuno aveva più voglia di protestare, figuriamoci poi di ribellarsi... E non c'è niente di più idoneo perché il potere possa compiere i propri misfatti, nella più assoluta impunità. Questa rassegnata abulia, che coinvolgeva anche artisti un tempo impegnati, giornalisti non di regime e politici di opposizione, è sintetizzata nel finale de La domenica delle salme, dove si parla di pace terrificante, mentre il cuore d'Italia si gonfia in un coro di vibrante protesta: senonché la protesta ha la voce di un coro di cicale, scelto ad emblema del menefreghismo collettivo".
Mauro Pagani, oggi, spiega: "Lui aveva un'agenda telefonica, dove sulla terza di copertina, nell'arco di un paio d'anni, tutte le volte che c'era una frase che lo colpiva, un titolo di giornale o la frase di un libro che gli piaceva, l'annotava. Aveva questo lungo elenco di frasi, frasi sconclusionate ma che erano una fotografia della realtà. E allora potevamo provare a decrivere l'avvenuto, silenzioso terrificante colpo di stato, che era successo in Italia sotto i nostri occhi senza che nessuno dicesse niente. E quindi, con quattro spostamenti, quell'elenco di frasi senza senso ha preso un senso preciso".
[da dentroFaber, L'anarchia, 2011]
Sempre Mauro Pagani: "Quando il disco fu terminato Fabrizio se lo portò a casa e dopo qualche giorno mi telefonò. «Manca qualcosa, è tutto bello ma un po' troppo leggero, manca quello che pensiamo davvero di tutto questo, manca quello che purtroppo ci è accaduto». Così qualche giorno dopo partimmo per la Sardegna, e dopo aver fatto il pieno di bottiglioni di Cannonau ci nascondemmo all'Agnata, la sua tenuta in Gallura. Faber tirò fuori uno dei suoi famosi quaderni, e le cento righe di appunti quasi casuali, raccolti in anni di letture di libri e quotidiani, in tre giorni diventarono la descrizione lucida e appassionata del silenzioso, doloroso e patetico colpo di Stato avvenuto intorno a noi senza che ci accorgessimo di nulla, della vittoria silenziosa e definitiva della stupidità e della mancanza di morale sopra ogni altra cosa. Della sconfitta della ragione e della speranza.
Credo che nel testo de La domenica delle salme ci sia tutta la grandezza di Fabrizio narratore. Ci sono tutti gli elementi per capire, ma tutto è raccontato, non ci sono sintesi o giudizi, che, come lui diceva spesso, nelle canzonette sono peccati mortali. La visione del tutto scaturisce dalla somma di tante piccole storie personali, nessuno grida in quella ridicola tragedia. Nessuno punta il dito, tutto si spiega da sé.
E nell'elenco dei patetici fallimenti, come tutti i grandi Faber non dimentica il proprio e quello dei suoi colleghi canterini, giullari proni e consenzienti di una corte di despoti arroganti e senza qualità".
[da Mauro Pagani, Il sentiero delle parole, in AA.VV., Deandreide. Milano, BUR, 2006]
Vi consiglio di guardare anche il videoclip, realizzato da Gabriele Salvatores, perché aiuta ancora di più a percepire il messaggio agghiacciante racchiuso in questa canzone:
www.youtube.com/watch?v=_RFOdJmBlz8
Edited by joni - 22/11/2011, 00:30. -
7semola.
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si internet, di questa canzone si trova TUTTO. canzone che è un'opera, più che un brano. se serve, ho parecchie cose, nel cassetto, anche d questa (alcune "inedite")
. -
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ci farebbe piacere se tu volessi condividerle con noi 7semola . -
joni.
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Mi unisco anch'io alla richiesta di Evans! . -
7semola.
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la prima parte della canzone parla di un fatto di cronaca:
un anziano barbone è stato bruciato vivo la notte. la baggina è una casa di cura milanese da cui poi scoppierà tangentopoli; "la bottiglia di orzata dove galleggia milano" rappresenta la milano che lavora e si arricchisce. la "strada di trento" è molto importante, visto che, proprio a trento, sono nate le br.
i polacchi non morirono subito (nella seconda guerra mondiale), infatti venivano a frotte in italia a fare i lavavetri (rifacevano il trucco alle troie di regime) alla gente che, visto che aveva i soldi, andava in vacanza (lanciate verso il mare). i trafficanti di saponette sono gli esponenti dei movimenti dell'estrema destra (venivano chiamati trafficanti di saponette in memoria della shoah) e andavano a fare affari negli stati dell'ex urss. la scimmia del quarto reich incarna i movimenti di estrema destra che si ingrandivano in quegli anni; mentre diventavano più importanti (si arrampicavano), tutti potevano vederne il lato peggiore (le abbiamo visto tutti il culo). ovviamente, questi movimenti maramaldeggiavano su quello che rimaneva del comunismo (ballava la polka, tipico ballo polacco, sopra un muro).la piramide di cheope è l'immagine della ricostruzione del quarto reich e i comunisti sono visti come schiavi (i polacchi, appunto, facevano i lavavetri).
il primo ritornello mostra una pace costruita col gas esilarante. ossia in quel giorno, quando cadeva l comunismo, tutti dovevano essere soddisfatti. e i borghesi benpensanti facevano cose da borghesi benpensanti (le regine del tua culpa affollavano i parrucchieri).
l'inizio della seconda strofa parla delle br e di come venivano demonizzate e fossero argomento vietato. bisognava dare una punizione esemplare, ma di nascosto (sul far del mattino). dopo questa punizione, si auspicava democrazia, ma i piani alti del potere statale, speravano non arrivasse mai davvero. si voleva creare, insomma, una città senza anima. senza spargimenti di sangue (con quelli sarebbe stato impossibile continuare a governare ) o di detersivo (per lavare via il sangue).
il cugino de andrade era un poeta sudamericano, oswald de andrade, con cui de andrè si sentiva empatico.
loro erano gli ultimi cittadini liberi, ma solo perchè stavano in posizione provilegiata.
durante quel giorno, nessuno si fece male. e si sentiva cantare "quant'è bella giovinezza", ossia la parte della vita che è in sintonia con il clima di cambiamento e splendore che, secondo molti, ci si stava apprestando a vivere. la parola "giovinezza" indica chiaramente riferimenti fascisti.
gli utlimi viandanti, ossia coloro che ancora rinnegavano questo pensiero unico, si ritirarono nelle catacombe, come le prime comunità cristiane. guardarono i cantanti alla tv per mezzora poi, visto che nemmeno loro dicevano niente di ciò che stava succedendo, li mandarono a cagare. i riferimenti che seguono sono ai cantautori italiani (vedo un bennato vestito da pinocchio) e stranieri ai palastilisti (sting che, al palatrussardi, fece un concerto in favore dell'amazzonia).
l'ultimo ritornello parla di addetti alla nostalgia (altro chiaro riferimento fascista) che accompagnavano il cadavere del comunismo festeggiando (tra i flauti).
la domenica delle salme fu una domenica come tante. il potere era salito senza spargimenti di sangue, senza far rumore. ma lasciando dietro di se una pace terrificante.
le cicale, alla fine, sono il grido di vibrante protesta che accompagna tutto il lato a dell'album ( iniziano prima di ottocento). -
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...per la stessa ragione del viaggio, viaggiare...
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bellissima spiegazione, grazie mille 7semola .