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nuovola rossa.
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8 Giugno 2010, giovedì
E' un'estate strana questa, o perlomeno curiosa.
Pensavo di passare il tempo libero a disposizione facendo più o meno le cose di routine, invece uno dei più grandi cantautori italiani del '900 mi ha salvata.
I miei avevano qualche suo LP e sono stata spinta a provare ad ascoltarlo, e la spinta è stata soprattutto da parte di mia mamma.
Poi mi venne la curiosità di sapere di più su di lui e lessi di un cantautore genovese, di origini borghesi, insomma non proprio umili, ma che scriveva dei diseredati, degli zingari, delle prostitute con cui era venuto a contatto, insomma degli ultimi.
Il cantautore e poeta francese Georges Brassens aveva ispirato fortemente le sue ideologie rivoluzionarie e anarchiche e anche gran parte dei componimenti in giovane età, fino ai 35 anni avanzati.
Conosceva tutto quello che si poteva conoscere, ha letto tutto ciò che si poteva leggere e ha scritto anche più di quello che si potesse scrivere.
Ha tracciato un vastissimo quadro dell'umanità interpretando gli umori degli umili a seconda del periodo storico e dava loro una dignità che meritavano, quella che da sempre andavano cercando.
Le sue canzoni dovevano servire a far riflettere, a porsi domande sulle ingiustizie sociali, anche se purtroppo non sarebbero servite a cambiare le cose.
Aveva anche tanti vizi, ma sicuramente erano in numero maggiore le virtù.
Così lo voglio ricordare quell'uomo, avvolto in una nube di fumo grigio, con la chitarra e la penna in mano e con un sorriso che ha il sapore della speranza di un mondo più giusto.
Questo e molto di più è stato per me Fabrizio De Andrè e non passa un giorno in cui non mi venga in mente e in cui non pensi che le sue canzoni sono e saranno sempre attuali.
Grazie, Fabrizio.
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